lunedì 12 febbraio 2018

Glasgow 1969: la nascita artistica del grande Gabriele Basilico

L’8 febbraio 2018, presso la galleria Carla Sozzani di Milano, è stato presentato Glasgow 1969, il nuovo volume fotografico dedicato alla fotografia di Gabriele Basilico. Un lavoro inedito che completa la trilogia conosciuta come Basilico prima di Basilico, aggiungendosi ai due precedenti volumi che già la compongono (Iran 1970 e Marocco 1971). In Glasgow 1969 si ha la possibilità scoprire un giovanissimo Gabriele Basilico, ai tempi degli scatti ancora uno studente di Architettura.  

Gabriele Basilico: la biografia giovanile


Tutto ha inizio verso la fine degli anni ’70: sono anni di grande contestazione in Italia e tra i giovani nasce la necessità di potersi esprimere liberamente per trovare il proprio posto nel mondo. L’arte (e ogni sua forma d’espressione) è sicuramente il mezzo più congeniale nel raggiungimento di questo obiettivo. Affascinato dai lavori fotografici dei famosi reporter americani, il giovane Basilico si improvvisa fotografo da “strada”, immortalando alcuni istanti delle manifestazioni sessantottine. È proprio in questo periodo che, armato di una Nikon F e provvisto di un solo rullino, Gabriele parte per un viaggio in Scozia: arrivato a Glasgow, il ragazzo passa un’intera giornata di sole a fotografare con disinvoltura e grande ispirazione gli abitanti del luogo: bambini, donne, passanti. Attimi di vita, insomma, a cui fa da sfondo l’architettura industriale della periferia cittadina. Immagini che oggi acquistano una grande importanza perché si distaccano totalmente dalle produzioni future del fotografo, in cui l’attenzione si posa  più sullo spazio e la sua composizione che sulle persone che lo abitano. Tornato dalla Scozia, infatti, il fotografo si lascerà andare in una profonda riflessione sullo spazio cittadino, il luogo in cui tutte queste anime irrequiete si incontrano e vivono.


Un’idea di arte: il rapporto tra fotografia e architettura


In un’intervista rilasciata a San Francisco nel 2007, Gabriele Basilico riflette sul ruolo del  mezzo fotografico nella società contemporanea: la fotografia ci mette in relazione con il mondo, aiutandoci a interpretarlo. In una società in cui l’immagine fotografica ha completamente ingombrato il nostro immaginario visivo e dove il cittadino è ormai abituato al continuo bombardamento di scatti rappresentanti i luoghi in cui vive (una riflessione che si fa sempre più lucida considerato l’avvento di Instagram), la presenza dell’artista diventa necessaria all’inquinamento del punto di vista comune, per indirizzare l’osservatore a una nuova  riscoperta del  mondo, osservato ora attraverso occhi nuovi.

Il rapporto tra fotografia e architettura è sicuramente uno degli elementi fondamentali di questa “poetica”: Basilico è attratto dalla grande curiosità per la continua trasformazione dello spazio cittadino, così tanto da sentirsi in dovere di ridefinirne i confini continuamente. Lo spazio abitato rimane così  sospeso, una condizione (quella della sospensione temporale) che consente all’osservatore di poter decodificare con più attenzione ciò che ogni giorno lo circonda. In un certo verso, Basilico misura lo spazio per definirne il senso. La città, che in Glasgow 1969 non era altro che lo sfondo dell’azione, diventa così essa stessa il soggetto principale del mezzo fotografico.

Nonostante, quindi, questo volume rappresenti solo un piccolo momento della carriera artistica del fotografo, è da considerare come il tassello mancante di uno studio più approfondito al lavoro di una vita: l’inizio di un processo creativo che ha portato Gabriele Basilico a ridisegnare e a tracciare una mappa delle maggiori città del mondo.

Francesco Lodato


Glasgow 1969 di Gabriele Basilico

Glasgow 1969 di Gabriele Basilico

Glasgow 1969 di Gabriele Basilico





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