giovedì 31 maggio 2018

Open Stage: Kyle Thompson porta alla Reggia di Caserta la sua personalissima fotografia concettuale surrealista


Fino al 4 giugno la Reggia di Caserta ospiterà uno degli artisti più giovani e interessanti della fotografia concettuale surrealista, Kyle Thompson, il 26enne americano atterrato in Italia in occasione della sua prima personale italiana, Open Stage.

La fotografia come strumento di evasione: l’arte di Kyle Thompson


Timido e introverso, Kyle Thompson ha trovato nel mezzo fotografico lo strumento ideale per esprimersi e raccontarsi al mondo. È lui uno dei protagonisti principali delle sue opere, ambientate spesso in una realtà deformata e surreale.

Questi scenari sembrano provenire dal mondo onirico dei sogni, scaturiti direttamente dall’inconscio dell’artista. Così, i boschi, le case abbandonate, i laghi e i fiumi diventano gli elementi portanti di una narrazione da sogno, costantemente alla ricerca di nuove “realtà” da rappresentare.

Abituato alla solitudine, Kyle è fuggito dalla città alla scoperta di luoghi ancora incontaminati. Qui, l’artista progetta e mette in piedi precise scenografie che trasformano completamente la realtà di cui lui è quasi sempre il protagonista.

È questo suo talento nel riproporre spazi “filtrati” che ha destato l’attenzione della critica internazionale nei suoi riguardi. Con pochi ed essenziali oggetti di scena, Kyle riesce a esprimere la sua personale maniera di percepire se stesso e la realtà che lo circonda.

"Necessitavo di un modo per incanalare le mie emozioni. Sentivo che gli autoritratti le esprimevano senza dover ricorrere alle parole. Quindi ho finito per usarmi in quasi tutte le foto, passando parecchie ore ogni giorno a girovagare da solo attraverso foreste vuote facendomi autoritratti".

Open Stage: la personale alla Reggia di Venaria


Alla Reggia di Caserta, l’artista ha messo in piedi una mostra suggestiva, che indaga sul rapporto tra sogno e realtà. Il giovane fotografo trasforma le ambientazioni naturali e incontaminate che, raggiunte da una sottile coltre di fumo, diventano, spesso, luoghi inquietanti e da incubo.

Thompson ha progettato la mostra esponendo una serie di dittici, composti dall’opera originale e da un’immagine più piccola, raffigurante lo spazio reale al quale lo scorcio deformato, e protagonista dell’opera, appartiene.

Trasformati dalle scenografie ricercate e surreali, questi luoghi diventano così il simbolo dei traumi infantili, degli incubi e delle paure dell’artista.

Quale modo migliore per esorcizzarle e liberarsene definitivamente?

Francesco Lodato