Si chiama Shooting War
ed è un piccolo documentario della sola durata di 23 minuti dedicato alla
guerra in Iraq. Qui la guerra è spiegata per mezzo del grande lavoro di reportage
di Franco Pagetti, fotoreporter conosciuto a livelli internazionali. Pagetti ha
così ricostruito, insieme alla regista, alcuni dei momenti più tragici del
conflitto iracheno.
Shooting War: la guerra vista secondo Franco Pagetti
Attraverso tre foto scattate in tre diversi momenti del
conflitto, il reporter racconta il mondo che si nasconde dietro ad ognuna,
ricostruendo gli attimi precedenti e successivi allo scatto. Le tre foto diventano
così la giusta occasione per raccontare quegli orrori della guerra che quasi
mai vengono a galla dai trafiletti dei giornali. Inoltre, la regista ne
approfitta per soffermarsi sull’importanza del lavoro di ogni fotoreporter, che
nelle zone di guerra rischia ogni giorno la vita per portare alla luce la
verità. Chiaramente il lavoro di Pagetti è molto più ampio: presente in Iraq
dal 2003 al 2008, sono tantissime le foto che vanno a comporre il progetto del
fotografo. Per il documentario, Franco Pagetti ha, forse, scelto quelle a cui
lui era più affezionato, le tre foto che meglio di altre rappresentano uno dei
conflitti più tragici della nostra storia contemporanea. Presentato al Tribeca Film Festival 2017, nella
categoria Short, Shooting War ha
conquistato i favori della critica e del pubblico, mettendo in risalto il
lavoro di un grande fotografo italiano che da anni lavora a New York per grandi
testate giornalistiche dal calibro di Time,
The
New Yorker e The New York Times.
Tutti i confini ci attraversano: la mostra di Franco Pagetti
Ma se Shooting War
da solo non basta a esprimere appieno la potenza espressiva del lavoro in
trincea di questo fotoreporter, allora non resta che recarsi al CMC – Centro Culturale di Milano, dove,
fino al 21 dicembre, è in mostra una sua personale: Tutti i confini ci attraversano. Potrete vedere esposte alcune
delle sue foto migliori, scattate nel corso della sua lunga carriera da
fotoreporter. Dagli scatti sulla guerra in Iraq si passa così alla guerra in
Siria, uno dei suoi ultimi progetti. Stiamo parlando di The Veils of Aleppo, dove Pagetti ha cercato di rivoluzionare il
mondo del reportage fotografico: non più armi e morti, ma le numerose tende
colorate dei campi profughi che il fotografo ha incontrato durante il suo
peregrinare in quel territorio devastato dalla guerra. Il tutto nasce da una
riflessione sull’utilizzo di questi “veli”:
se prima le tende servivano a proteggere la privacy di chi le abitava, ora sono
fondamentali per fare da scudo contro i cecchini.
Per vie traverse e “velate”, Pagetti continua, quindi, a
rappresentare metaforicamente la tragedia della guerra.
Francesco Lodato
Francesco Lodato
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