Premiato al Tribeca Film Festival nel 2010, The Woodmans è forse il film che meglio
rappresenta la vita di Francesca Woodman, giovane fotografa americana morta
suicida nel 1981. Ascoltando le parole dei genitori e di chi l’ha conosciuta,
il regista C. Scott Willis cerca di
tracciarne un identikit, che, però non riesce ad essere soddisfacente: comprendere
la personalità di questa giovane fotografa risulta un’impresa assai difficile,
considerata la sua grande complessità. Come tanti suoi coetanei, Francesca
soffriva il “disagio di vivere”, proprio di tutte le personalità sensibili. Un’inquietudine
che però nel tempo è peggiorata fino all’episodio finale: il suicidio.
Francesca Woodman: la biografia
Francesca Woodman era una figlia d’arte: suo padre è un
pittore e sua madre una ceramista. La ragazza, quindi cresce totalmente immersa
in un ambiente artistico che le fornisce molti spunti per sviluppare un proprio
talento. Aiutata dal padre, la ragazzina sviluppa i suoi primi negativi in
camera oscura all’età di 13 anni: in lei
sta nascendo quel talento artistico che segnerà poi la sua breve vita
adulta. Molto interessante è il suo rapporto con l’Italia e il suo panorama
artistico. Francesca conosce bene l’Italia: da bambina ha vissuto per un
periodo a Firenze e a fine anni ’70 vi torna per un altro lungo periodo. Dopo l’Accademia
di Belle Arti a Providence, la giovane Woodman arriva a Bologna. Corre l’anno
1977, un periodo duro (poi denominato “di piombo”), famoso per i violentissimi
scontri tra gli studenti e la polizia. Però è anche un periodo di grande fermento
artistico: Francesca comincia a frequentare molti degli ambienti pittorici bolognesi, inserendosi appieno nel clima artistico della città. Nello stesso anno, a Bologna, apre la
libreria Maldoror, un luogo quasi
surreale, dove tra libri e quaderni antichi la giovane fotografa trova l’ispirazione
giusta per le sue foto. Francesca la visita ogni giorno, trasformando la
libreria in una vera e propria fonte d’ispirazione.
Francesca Woodman: le opere
L’anno dopo espone le sue prime opere proprio lì, tra gli
scaffali antichi del locale bolognese. Il suo percorso artistico continua a New
York, dove la fotografa si trasferisce nel 1980: Francesca continua nella sua
ricerca artistica, scattando e sviluppando da sé le proprie fotografie. Spesso
fotografa nudi e realizza autoritratti. Queste nuove opere vanno a comporre la
sua seconda esposizione: The Swang Song,
il canto del cigno. Tutta la sua produzione andrà poi a confluire nell’unica
collezione fotografica da lei pubblicata: Alcune
disordinate geometrie interiori. Due mesi dopo si suicida lanciandosi da un
palazzo. Aveva solo 22 anni. Oggi è solo grazie al proprietario della libreria
Maldoror se l’arte della Woodman vive: detentore di alcuni dei suoi numerosi
scatti, l’anziano libraio li mette a disposizione per mostre ed espozioni. Le
foto di Francesca Woodman, nella loro semplicità, trasmettono una grande
inquietudine, un assaggio, forse, del malessere che affliggeva da tempo la
ragazza. Per anni Francesca Woodman è riuscita a canalizzare il suo malessere
nella fotografia, un’emozione profonda e inconscia che ha trasformato in suoi
scatti in vere e proprie opere d’arte. Evidentemente, quel giorno grigio a New
York, non ce l’ha più fatta, mettendo fine alla sua giovane vita e privando il
mondo della sua grande arte.
The Woodmans
Il titolo del documentario di Willis fa riferimento a tutta
la famiglia, The Woodmans, ma è
sicuramente Francesca la protagonista. Le parole dei suoi familiari non fanno
altro che ricordarla: neanche loro, dotati di una spiccata sensibilità, sono
riusciti a comprendere a fondo il suo malessere. La pellicola è impreziosita dai
vari filmati che Francesca era solita registrare nel corso delle sue messe in
scena per gli scatti o durante brevi momenti felici di vita quotidiana. Le
parole dei suoi familiari e amici scorrono insieme alle sue fotografie e ad alcuni
frammenti di diario. In soli 4 anni, dal 1977 al 1981, Francesca Woodman ha
segnato per sempre il mondo della fotografia, influenzando il mondo di
fotografare di tutta la generazione artistica successiva. La corrente
femminista dell’epoca l’ha eletta a simbolo dell’emancipazione femminile e
della liberazione del corpo e per anni la critica si è interessata al suo
lavoro. Chissà cosa avrebbe concepito se solo fosse vissuta più a lungo.
Francesco Lodato
Fonte foto: facebook.com/Francesca-Woodman-17742734946/
Francesco Lodato
Fonte foto: facebook.com/Francesca-Woodman-17742734946/
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