Il sale della terra
è un film-documentario dedicato alla lunga carriera di uno dei più importanti
fotografi della nostra società contemporanea. Realizzato da un altro grande
maestro della cinematografia, Wim
Wenders, Il sale della terra
regala allo spettatore un identikit esaustivo del Sebastiao Salgädo
fotografo e uomo. Riguardare Il sale della terra, uscito nel 2014,
potrebbe essere una buona idea per prepararsi alle due mostre dedicate al
fotografo, che si terranno a partire dalla fine di ottobre: la prima, Kuwaitt – Un deserto in fiamme, che prenderà
il via a Milano, a partire dal 20 ottobre e che per l’occasione vedrà lo stesso
fotografo protagonista di un incontro pubblico, e la seconda, invece, dedicata
a una delle sue ultime produzioni, Genesis,
in mostra a Napoli dal 18 ottobre 2017 fino al 28 gennaio 2018. Insomma, quale
momento migliore per godersi 100 minuti in compagnia di uno dei più
interessanti testimoni della razza umana, che per tutta la vita ha viaggiato
nel mondo, immortalando alcuni dei momenti più bui della storia. Ma facciamo un
passo indietro.
Il sale della terra, un film di Wim Wenders
Ad affiancare il regista Wim Wenders in questa avventura
cinematografica c’è anche Juliano
Ribeiro Salgado, figlio del fotografo, che per tutta l’infanzia ha visto il
padre molto di rado, sempre impegnato nei suoi viaggi. Per Juliano, Sebastiäo
era come un supereroe, un grande uomo coraggioso immerso nelle sue avventure.
In quegli anni, Salgado era nel pieno della sua produzione: insieme alla moglie
Lèlia, che lo ha sempre supportato, ha ideato alcuni dei migliori volumi della
fotografia mondiale, per i quali ci sono voluti decenni di viaggi per
il mondo prima di essere portati definitivamete a termine. Wim Wenders li ha
voluti ripercorrere tutti, partendo dal principio: la nascita del fotografo
Sebastiäo
Salgado.
La nascita di un fotografo
Cresciuto in una grande casa immersa nella foresta del
Brasile, Sebastiäo vive in mezzo alle sue sette sorelle e ai suoi genitori,
completamente immerso nella natura. Partito per l’università, il giovane
studente si iscrive alla facoltà di economia, diventando presto un bravo
economista. Nel frattempo conosce Lèlia, la donna insieme alla quale cambierà
il suo destino. Giovane architetto, Lèlia compra la prima macchina fotografica per lavoro, ma è Sebastiäo
che se ne innamora fin da subito. Il giovane economista ne è così affascinato da
portarla con sé nei viaggi di lavoro, tornando a casa sempre con un gran numero
di fotografie. Presto, capisce che più che per l’economia, Sebastiäo
è portato per la fotografia. Così prende una grande decisione: lascia tutto, il
lavoro sicuro e una carriera assicurata, per cimentarsi in ciò che ormai per
lui è diventato essenziale, l’arte della fotografia.
Sebastiäo Salgado: da Other Americas a Genesis
Probabilmente il giovane Salgado ancora non sapeva a che
cosa sarebbe andato incontro negli anni a seguire e quanto tempo sarebbe dovuto
rimanere lontano da casa prima di rivedere la sua famiglia. Wim Wenders
ripercorre insieme al fotografo quei momenti, grazie ai quali il Sebastiäo è
stato testimone di alcuni dei più efferati genocidi della storia dell’uomo. Con
i volumi Other Americas, Sahel – The End
of the Road, Workers e Exodus, Salgado
ha raccontato gli avvenimenti più tragici e violenti della storia dell’uomo,
dagli anni ’70 ad oggi. Le sue foto non possono lasciare indifferenti: mostrano
uomini e donne distrutti dalla fame e dalle malattie, senza che nessuno fino ad
allora ne sapesse niente. È stato obiettivo principale del fotografo, infatti,
portare tutte queste vicende all’attenzione del mondo occidentale, come il genocidio del Rwanda. Sebastiäo
aveva, così, finalmente fornito dei volti ai piccoli trafiletti dei giornali
occidentali dedicati ai genocidi, alle migrazioni e alla fame. Di questa
vastissima produzione, l’associazione Forma Meravigli di Milano ha deciso di
dedicare una mostra agli scatti di Salgado nel Quwaitt, realizzati nel 1991. Un
lavoro molto caro al fotografo, riuscito a immortalare per sempre lo scempio
ambientale perpetrato dal governo iracheno, deciso a incendiare tutti i pozzi
petroliferi di quel territorio. Scatti poi inseriti nel volume Workers. È questo forse uno dei momenti
più affascinanti del film di Wenders, che accompagna i racconti del fotografo
alle foto di quel grande “spettacolo esplosivo.”
Sebastiäo Salgado: l’uomo
Ma cosa ne era rimasto dell’uomo Salgado? Tornato dal Rwanda,
Sebastiäo
era un uomo malato. Non aveva nessuna malattia infettiva, ma la sua anima era
compromessa per sempre. Aveva visto ciò che nessun uomo dovrebbe vedere o
vivere, un tipo di sofferenza che nessuno potrà mai dimenticare. Sebastiäo
“era sceso nel cuore delle tenebre e si interrogava sul suo lavoro di fotografo
e di testimone della condizione umana”. Per questo motivo la sua produzione cambia
leggermente direzione: nasce il volume Genesis,
un atlante antropologico, un viaggio alla scoperta di zone della terra ancora
incontaminate. L’avvicinamento al mondo della natura, per salvarsi dai ricordi
della violenza efferata dell’uomo, ha risanato l’animo di Sebastiäo
che, insieme alla moglie è anche riuscito nell’impossibile missione di ripopolare
la foresta che circondava la casa in cui è nato in Brasile: lì dove prima c’era terra arida
e morta, ora c’è una foresta, la Mata Atlantica,
figlia del progetto Instituto Terra.
Grazie all’associazione, la famiglia Salgado è riuscita in 10 anni a piantare
milioni di alberi, ridando vita all’intera area.
Quella di Sebastiäo Salgado è una grande storia,
un’avventura che Wim Wenders non ha potuto non raccontare. Oggi anche noi
avremo la possibilità di ammirare dal vivo le sue opere, visitando le mostre
di Napoli e Milano, presto visibili al grande pubblico.
Francesco Lodato
Fonte foto copertina: facebook.com/Sebastião-Salgado-403718786335507/