Rimangono ancora pochi giorni per vedere la mostra
fotografica allestita presso la Fondazione Beyeler dell’artista tedesco Wolfgang
Tillmans. La città di Basilea ha accolto con grande piacere la collezione del
fotografo, composta da più di trent’anni di carriera.
Wolfgang Tillmans: stimolante personalità del panorama
artistico contemporaneo
Quella di Tillmans è ormai una figura eccellente del mondo
dell’arte fotografica. I suoi lavori non possono essere incasellati in un’unica
corrente artistica: Wolfgang si è occupato di tutto, spaziando dal ritratto al
paesaggio, dalla natura morta ai bellissimi lavori degli ultimi anni ’80,
rappresentanti un‘intera generazione di giovani tedeschi. Non esiste un ordine
preciso nella sua collezione, gli accostamenti dell’esposizione appaiono
casuali. A concludere la mostra, poi, vi è un nuova installazione video che
destabilizza ancora di più lo spettatore, forse ignaro di ciò che sta vedendo o
comprendendo. Come ha affermato lo stesso fotografo: “Pensate di sapere cosa ho
fatto, ma non è così”.
La dimensione spirituale e artistica di un grande fotografo
Per cercare di comprendere al meglio Wolfgang Tillmans
bisogna fare un passo indietro e focalizzare il suo lavoro all’interno di un
contesto sociale preciso: la Germania degli anni’80, periodo fondamentale per
la sua crescita artistica. Ancora giovanissimo, Wolfgang comincia a lavorare sul
proprio corpo, decidendo, poi, di muoversi tra i luoghi dello spazio urbano,
tra le donne e gli uomini che lo abitano. Fondamentale, è la dimensione
spirituale, vero motore creativo che lo ha portato a crescere sia come uomo
che come artista. Un percorso lungo e complesso che lo ha spesso spinto a
cambiare direzione, a volte anche drasticamente. Basti pensare ai suoi primi
lavori, raffiguranti i rave party di Amburgo o i numerosi locali gay visitati
durante i viaggi nel mondo. Poi c’è l’indagine riguardante la scena giovanile
underground degli anni’90 e, infine, l’arrivo degli anni 2000, periodo in cui
Tillmans raggiunge la sua maturità artistica. Oggi, il fotografo tedesco sembra
più introspettivo e intimo, quasi astratto. Ecco la linea narrativa e temporale
che si può avvertire alla mostra di Basilea: sono circa 200 immagini, tutte
rappresentanti un momento della vita spirituale e artistica del fotografo.
Materiale vastissimo che rende preziosa l’intera mostra, inaugurata lo scorso
28 maggio.
La Fondation Beyeler chiuderà le sue porte il primo ottobre,
tra pochi giorni. Bisognerà affrettarsi e prenotare un volo direzione Basilea
se si vuole beneficiare ancora di queste grandi opere fotografiche.
Fonte foto copertina: facebook.com/paul.mittleman
facebook.com/araks/
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