La città di Macondo non è mai sembrata così reale: è Leo
Matiz a mostrarcela attraverso le sue bellissime immagini, che raccontano i
volti e le vite degli abitanti di Aracataca, cittadina colombiana ribattezzata Macondo dalle pagine di Cento anni di solitudine,
romanzo del connazionale Gabriel García Màrquez.
Macondo: la città sospesa nel tempo e nello spazio
Così, già influenzati dalle pagine del grande scrittore, ci
ritroviamo a osservare le immagini di Leo Matiz con l’occhio ben allenato,
pronti a scovare gli elementi magici presenti in ognuna delle 70 immagini
esposte in mostra: vecchi poeti, anziane donne, agili ballerine e giovani ma
già esperti pescatori sono così avvolti
da una coltre magica, che fa di loro gli abitanti di un luogo incorruttibile e
irreale.
I luoghi e gli scorci
conosciuti attraverso le pagine di Màrquez diventano ora immagini tangibili, popolate
da figure reali e in carne e ossa, come per magia liberatisi dalla trappola
della carta stampata e tornate a girovagare per quell’angolo remoto di mondo,
da tutti conosciuto con il nome di Macondo.
Leo Matiz: da Macondo alla Casa Azul, simboli di un’America dimenticata
È tra queste figure
ancestrali che spicca la figura di un’altra grande artista, Frida Kahlo, immortalata
dal fotografo "macondiano" tra le mura della Casa Azul, storica dimora eretta nella
cittadina di Yocotan, Città del Messico.
Nonostante la distanza che separa le due cittadine, la
pittrice sembra quasi una delle abitanti onorarie del paese di Macondo, sulla
cui collina più alta sorge la Casa Azul, oggi più che mai intrisa di memoria,
storia e magia.
Così, dalla Casa Azul della Kahlo agli abitanti di Macondo,
Leo Matiz racconta la sua America, la terra che gli ha donato i natali e a cui
lui ricambia il favore esaltandone l’elemento magico e spirituale, proprio di
un popolo ancora legato a riti ancestrali tramandati da padre in figlio.
Tutto questo lo potete ammirare alla Pinacoteca dell’Accademia
Albertina di Belle Arti di Torino, che dopo averla inaugurata questo marzo,
chiuderà i battenti il 10 giugno 2018.
Mancano solo pochi giorni: il consiglio è di varcarne la
soglia dopo aver letto qualche suggestivo passo di 100 anni di solitudine, probabilmente, la migliore chiave di lettura
delle opere fotografiche di Leo Matiz.
Francesco Lodato